La superficie umana

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Sinossi

Pietro Gomez è stato un poliziotto, un padre e un marito. Da quando ha perso il figlio ha spesso perso anche il controllo, così ha preferito fuggire via piuttosto che farsi ingoiare dalla folle depressione che, lentamente, si stava portando via sua moglie Monica. Dieci anni dopo viene richiamato in città perché il cognato, un uomo con problemi mentali, è accusato di omicidio, e suo padre lo ha rinchiuso in casa minacciando di fare fuoco su chiunque si avvicini. Gomez riesce a convincere il suocero ad arrendersi e, a quel punto, vorrebbe andarsene via subito, ma non è possibile.

Sua moglie Monica è scomparsa e, all'omicidio di cui è stato accusato il cognato ne è subito seguito un altro, con le stesse modalità. In un'indagine serrata, a Pietro Gomez si affiancano l'ispettrice Anna Riva, Lo Bianco, un criminale con una morale d'altri tempi e, a distanza, Ludovica, la sua coinquilina esperta di informatica. Ma le ricerche non sono semplici: campi nomadi, droga, clandestini, crisi economica, agenzie di collocamento poco limpide... tutto sembra continuamente complicarsi in un groviglio che non dà tregua...


Prologo

La musica in sottofondo lo aiutava a mantenere il controllo. Non poteva permettersi di sbagliare: era la prima volta e non voleva fare la figura del principiante, anche se in fondo lo era a tutti gli effetti.

L’odore di umido di cui erano intrise le pareti si mischiava alla puzza di sangue rappreso e urina. Aveva fatto bene a portarsi la pomata alle erbe da spalmare sotto al naso. La calendula mista a menta ed eucalipto gli trasmetteva un’insolita euforia.

Si allontanò per guardare l’opera nel suo insieme. Spostò la lampada in modo che il fascio di luce mettesse in risalto i lineamenti della donna e possibili errori nel trucco. Una vite che teneva il tubo di metallo ancorato alla testa si era allentata, dando al busto un’inclinazione sbagliata. Raccolse il cacciavite e strinse con forza tenendo premuto il corpo con una mano al sedile della poltrona. Aveva dovuto girare parecchio tra mercatini e antiquari, ma alla fine aveva trovato quella giusta: schienale alto e intarsiato, l’imbottitura in raso rosso in ottimo stato. L’ideale per una principessa.

Vide una goccia di sangue che si era seccata su uno dei braccioli, prese un fazzoletto e con pazienza la grattò via. Spostò una ciocca di capelli rimettendola al suo posto e con un sorriso dolce si avvicinò all’orecchio della donna.

  “Ora sapranno che esisti”, le diede un bacio sulla guancia, “e che sei una principessa”.